Rigenerare la città: uscire dalle mura, aprire dati, partire per tornare

15-06-2021

Uscire dai confini locali e regionali, superando il concetto di smart city per abbracciare quello di smart valley. Aprire: spazi, dati, relazioni, per superare la frammentazione di spazi e conoscenze. Muoversi, per vedere realtà diverse, partire per poi tornare e immettere in circolo energie nuove. Questo suggeriscono ai reatini “di buona volontà” Stefano Cianciotta, Maurizio Carta e Gianluca Peluffo, gli esperti che la Fondazione Varrone ha chiamato a discutere di nuovi modelli di rigenerazione urbana nel webinar condotto da Stefano Pozzovivo. Ne è scaturito un confronto serrato e ricchissimo di spunti che si può rivedere sul canale YouTube e sulla pagina Facebook della Fondazione. Pur da angolazioni diverse – Cianciotta esperto in organizzazione e innovazione, Carta urbanista, Peluffo architetto – i tre, chiamati a dire la loro sul tempo che si prepara per un’area interna come quella reatina ora che la pandemia sembra alle spalle, hanno messo in guardia dalla retorica dei piccoli borghi come pure dal grande abbaglio dei 207 miliardi del Recovery Fund. “La consapevolezza è una precondizione fondamentale per lo sviluppo – ha detto Stefano Cianciotta, presidente di Abruzzo Sviluppo spa – e poi l’alta formazione: questi sono elementi di attrattività per un territorio”. Sull’impatto sociale dell’alta formazione ha insistito anche l’architetto Gianluca Peluffo: “Aprire la Facoltà di Architettura nel centro storico di Genova ha fatto sì che una delle zone più degradate della città venisse radicalmente trasformata: ci sono edifici ora abbandonati che hanno una capacità di trasformazione sociale clamorosa”. “Bisogna cercare nuove strade, superando la dicotomia tra città metropolitane e piccoli borghi – ha detto l’urbanista Maurizio Carta – e rispetto ai piccoli borghi superare la logica risarcitoria insita in tante misure. L’Italia era semmai il paese delle 100 città, e quindi il tema è recuperare una visione multiurbana del Paese e redistribuire valori e funzioni sul territorio”. “Mi sembra evidente che la scala di riferimento non possa più essere il campanile – ha detto il presidente della Fondazione Varrone Antonio D’Onofrio concludendo l’incontro – Né basta autoemozionarsi per quel che accade nel chiuso delle mura della città. Deve cambiare il metodo, l’approccio alle questioni, superando muri, pregiudizi e preconcetti ma questo è possibile solo se ognuno fa il suo pezzetto di compito”.