L’antica Chiesa di San Giorgio dà il nome al largo dove un tempo si affacciavano botteghe e officine artigiane. La chiesa stessa, subito dopo l’unità d’Italia, venne trasformata in carpenteria metallica e tale rimase fino agli inizi degli anni Sessanta del Novecento quando la famiglia Torda la chiuse per trasferire la sua officina nel nascente Nucleo industriale.
Sembrò finire così una lunga storia iniziata nell’VIII con i Benedettini di Farfa, che vi insediarono un’abbazia destinata ad accogliere le donne dell’aristocrazia lombarda. Abbandonata dalle monache nel XIII secolo, San Giorgio assunse prima la funzione di chiesa parrocchiale e poi di hospitale, dove l’omonima confraternita offriva un giaciglio ai viandanti e un ristoro ai poveri. Nei secoli la chiesa fu utilizzata come lazzaretto per dare assistenza agli appestati e per i condannati a morte, perché si pentissero prima di salire al patibolo.
Nel 2012, conclusa l’opera di restauro intrapresa dalla Fondazione Varrone Cassa di Risparmio di Rieti, per San Giorgio è cominciata una nuova storia. L’aula della chiesa si presenta particolarmente accogliente con la sua sobria bellezza grazie al recupero di parte degli affreschi, delle decorazioni in stucco e delle antiche epigrafi. Nel tempo era andato distrutto anche l’organo seicentesco della confraternita: ora sulla cantoria nella parete di fondo spicca l’organo della ditta Pinchi di Foligno, che l’ha costruito ispirandosi agli strumenti di Arp Schintger e della Germania settentrionale.
Oggi il complesso è utilizzato per concerti e convegni e ospita in pianta stabile la collezione d’arte della Fondazione.
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