Palazzo Dosi-Delfini si affaccia su piazza Vittorio Emanuele II con lo splendore di un tempo, grazie alla ristrutturazione straordinaria del complesso e al restauro del piano nobile che nel 2008 lo restituì al pieno utilizzo pubblico dopo decenni di abbandono.
La costruzione del palazzo, che inglobò nel corso del XVII secolo l’antica residenza della famiglia Montegambaro acquisita al tempo dai marchesi Vicentini, procedette rilento e si concluse sul finire del XIX secolo. Nella progettazione furono impegnati vari architetti, fra i quali il toscano Lorenzo Angelini, attivo durante la prima metà del Seicento, a cui spettano gli interventi di riassetto strutturale, ed il romano Giacomo Monaldi, autore dell’elegante prospetto. Il piano terreno si sviluppa intorno al portale d’accesso, impaginato da due solide colonne che sostengono una piccola loggia. Varcato il portale si accede ad un chiostrino di forma ellittica, dal caratteristico acciottolato in pietre di fiume, su cui affacciano le balconate dei due piani dell’edificio.
Una nicchia aperta al centro della balconata del primo piano custodisce la statua bronzea di Santa Barbara patrona di Rieti, realizzata dallo scultore Ernesto Trolli, mentre in asse con questa al piano superiore è inclusa una meridiana. Le cinque finestre del piano nobile sono sovrastate da un timpano a spioventi: sulla finestra centrale s’erge lo stemma della famiglia gentilizia Dosi Delfini, estintasi di recente. Le decorazioni delle sale del Piano Nobile di Palazzo Dosi rappresentano un vero e proprio esempio del gusto decorativo di fine Ottocento e degli inizi del secolo scorso, tipico delle abitazioni private nobiliari.