Il sipario del Teatro Flavio Vespasiano come (forse) non l’avete visto mai: merito del restauro effettuato da docenti e allievi dell’Accademia di Belle Arti de L’Aquila, a cui la Fondazione Varrone – d’intesa con il Comune di Rieti – ha finanziato e affidato il lavoro di pulitura, consolidamento e reintegrazione pittorica dell’opera che Antonino Calcagnadoro realizzò nel 1917. Il restauro, condotto sotto la direzione della professoressa Grazia De Cesare, si è concluso il 31 luglio; l’inaugurazione è già stata programmata per il 21 settembre in occasione della Giornata Europea del Patrimonio, con il concerto dell’Orchestra Nova Amadeus organizzato dal Comune.
Ammirare il cosiddetto “comodino”, ovvero quel telo che un tempo veniva calato sul palcoscenico tra il primo e il secondo atto dello spettacolo, sarà una sorpresa per molti se non per tutti. Erano decenni che non veniva più utilizzato per le pessime condizioni della gigantesca tela di 11 metri per 13 sulla quale Calcagnadoro dipinse a tempera la resa di Gerusalemme a Vespasiano. Ora sarà possibile rivedere nella sua interezza la scena solenne del futuro imperatore romano seduto sul trono, davanti alle mura della città, mentre la massa dei vinti si inginocchia al suo cospetto.
“La scena del sipario che mostra la resa a Tito di Gerusalemme anticipa il trionfo dei Flavi a Roma realizzato nella cupola – dice l’assessore alla Cultura Gianfranco Formichetti – Si completa così l’opera di Calcagnadoro al teatro, dalle arti dipinte nel foyer al comodino che calava sulla scena. Se lo ricordavano davvero in pochi: ora possiamo capire cosa ci stavamo perdendo. Non solo il Comune ma la città deve essere grata alla Fondazione per quest’opera di recupero”.
“Erano anni che ci veniva chiesto di restaurare il grande sipario del Calcagnadoro: la Fondazione finanziò l’intervento nel 2017 – ricorda il presidente Antonio D’Onofrio – L’intuizione felice è stata quella di affidare l’incarico all’Accademia delle Belle Arti dell’Aquila, rafforzando i legami culturali tra le due città e offrendo ai loro allievi la possibilità di misurarsi con un restauro così impegnativo. Ora che il lavoro è concluso ci sembra importante che il pubblico reatino si riavvicini all’opera: per questo l’inaugurazione sarà accompagnata da una mostra che racconterà le fasi del restauro”.