Migliora la qualità di vita dei malati di Alzheimer e delle loro famiglie. Parte il progetto della durata di un anno.
L’associazione AMAR predispone anche “braccialetti” geolocalizzatori grazie al finanziamento promosso dalla Fondazione Varrone.
Per la prevenzione previsto uno studio tra le Università di Rieti, Verona Perugia.
Diventa operativo il Bando promosso dalla Fondazione Varrone a favore dei malati di Alzheimer.
L’Associazione malattia Alzheimer di Rieti ( AMAR) a distanza di alcuni mesi dall’ aggiudicazione del Bando, tramite la sua Presidente la dott.ssa Andreina Ciogli ha illustrato le attività che stanno mettendo in campo grazie al contributo di 40 mila euro previsto dal Bando.
Si tratta di un progetto della durata di un anno, a partire da gennaio 2017 e si svolge nell’ambito della provincia di Rieti dove sono presenti circa 3300 persone affette da Alzheimer o altri tipi di demenza. Il progetto si suddivide in tre parti; una prevede un corso d’informazione e formazione per 15 nuclei familiari, supporto psicologico e assistenza domiciliare, una seconda parte include l’acquisto di 10 braccialetti geolocalizzatori indispensabili soprattutto nella prime fasi della malattia e una terza parte dedicata alla prevenzione.
“Una delle fonti di preoccupazioni con i malati di Alzheimer in queste fasi, è il cosiddetto "wandering" cioè il vagabondare, il perdersi anche in zone prima perfettamente familiari – spiega la Dott.ssa Ciogli - Sono molto frequenti i casi di chiamate disperate alla polizia, con la quale l’associazione ha fatto un accordo, per i casi in cui un paziente risulta disperso, e altrettanti i casi di cadute con lesioni o escoriazioni”.
Una soluzione è dotare il paziente di un apparecchio tracciatore che, attraverso il segnale satellitare GPS, invia su richiesta del famigliare/controllore un SMS con la posizione esatta del paziente, in tempo reale. Questo SMS contiene i dati della posizione che il famigliare/controllore può vedere graficamente su una mappa sul proprio smartphone, tablet o computer di casa.
Questi apparecchi geolocalizzatori consentono al malato di vivere la quotidianità in autonomia con una migliore qualità della propria vita e di quella dei familiari.
La dott.ssa Ciogli inoltre, alla luce della grande diffusione della malattia nel territorio reatino caratterizzato da un’altissima presenza di ultrasessantacinquenni, ha annunciato anche un interessante progetto di prevenzione legato allo stile di vita e all’attività motoria grazie ad uno studio sperimentale portato avanti dal Corso di Laurea in Fisioterapia che mette in sinergia le Università di Rieti, Verona e Perugia. Si tratta di una specifica attività fisica che avrebbe un impatto molto positivo nel prevenire alcuni tipi di malattie tra cui l’Alzheimer.